Siamo giunti alla seconda uscita italiana della collana targata RW Lion dedicata ai beniamini degli anni 80, il secondo numero della miniserie con cui hanno esordito nuovamente He-Man e i Masters of the Universe è il primo dei 2 fumetti inseriti in questo albo. I MOTU hanno intrapreso questa strada per riemergere dal passato e riconquistare il posto che avevano nell’immaginario collettivo all’epoca, ci riusciranno?
Per ora la scelta, degna di nota, che dà un tocco di novità al prodotto, è stata quella di ambientare la situazione partendo da un presupposto mai avvenuto nella lunga vita di questo brand, ossia che Skeletor, il signore delle forze del male, ha preso il potere.
Nel frattempo, la DC, ci fornisce degli one shot, delle uscite singole, in cui fa un salto nel passato e ci racconta le origini dei più leggendari protagonisti della serie, stavolta infatti troviamo nel secondo numero itailano la storia delle origini proprio di Skeletor, personaggio così importante che la RW gli dedica la copertina.
Ma andiamo con ordine, partiamo dal primo fumetto, che in italiano ha il titolo: "Tempesta nel deserto".
Si tratta del secondo episodio della miniserie, che apre il numero di questa seconda uscita italiana. Troviamo Adam in viaggio, per recuperare inconsapevolmente il potere di He-Man. (Ri)trova Teela sulla sua strada, mentre Skeletor continua a scatenare i suoi servi per distruggerlo e ed impedirgli di ritrovare i suoi compagni: stavolta viene incaricato Trap Jaw di tale compito.
Adam è nel deserto, dove viene catturato dai nomadi tribali che rispondono a Trap Jaw, un altro classico personaggio dei MOTU. Keith Giffen ha inspiegabilmente assunto i compiti di scrittura da questo episodio e bisogna ammettere che il suo lavoro ha migliorato enormemente quella del precedente numero, aumentando la sensazione nel lettore che la serie potrebbe essere sulla strada giusta. La cosa che colpisce di più è il ritratto che Giffen fa di Trap Jaw . Nei cartoni animati dell'epoca Trap Jaw era sempre troppo comico, con una risata che lo faceva sembrare un pessimo villain da b-movie. Giffen invece dà Trap Jaw una personalità molto diversa rispetto a prima: ora è un personaggio sofisticato che nasconde molto più di quello che si vede e certamente un servo capace per Skeletor, a differenza dello sciocco maldestro di prima. Questa “crescita” del personaggio, ad onor del vero, si era già vista nella serie degli anni 2000 e ancora di più nei fumetti legati a quella produzione, di riflesso qui lo vediamo infatti accennare alle sue origini narrate proprio in quell’occasione.
Teela fa la sua apparizione tra gli schiavi di Trap Jaw. Anche lei sembra aver perso i suoi ricordi, ma ricorda, come Adam, di essere stata molto più di ciò che è ora. Questi “lampi” dei due ragazzi sembrano il preludio per la tempesta che potrebbe seguire.
La grafica di Tan ci mostra degli occhi particolari dei personaggi, che potrebbero non piacere, anche le facce possono sembrare a volte indistinte, il disegno si alterna con quello di Howard Porter in cui i personaggi hanno espressioni più genuine.
All’inizio della storia Giffen si ricollega al finale di Robinson del primo numero mostrandoci una discussione di alcune pagine tra BeastMan e Skeletor al Castello di Grayskull, dopo il fallimento del servitore nel compito di uccidere Adam.
Skeletor è particolarmente deluso, BeastMan sostiene a sua discolpa che Adam non è completamente senza abilità come loro immaginavano. L’ancora vago tentativo di cancellare la sua memoria completamente non è riuscito a cancellare anche la sua propensione istintiva alla battaglia . Skeletor mostra pietà per BeastMan, ma sottolinea che suo “nipote” deve morire, se non resta entro i confini.
Adam, nel frattempo, ha viaggiato nel deserto profondo, con la guida del suo amico pennuto Zoar . La sua sete cresce, ma al massimo ha a disposizione cactus da spremere per beneficiare della loro umidità. Fortunatamente vede alcuni viandanti all'orizzonte, però quando arrivano presso di lui lo riconoscono e lo fanno prigioniero portandolo all’accampamento e gettandolo ai piedi del loro leader Kronis, chiamato anche Trap Jaw, il quale spiega ad Adam che è stato catturato per ordine di Skeletor. Il comandante dei predoni, ma servitore di Skeletor, fa rinchiudere Adam con la promessa che egli avrà la possibilità di presentare una petizione per la propria vita il giorno successivo.
Quella notte, una giovane donna che sostiene di essere stata inviata da Trap Jaw per dare acqua al prigioniero, guadagna l'accesso alla cella di Adam. Il giovane deduce subito che lei non vorrebbe essere lì, e le chiede il suo nome. La donna risponde che il suo nome è Teela. Prima che possano scambiare qualche parola in più, la guardia si insospettisce, e la trascina via.
In mattinata, Trap Jaw spiega che Adam deve scegliere una persona a cui farà una petizione per la sua libertà. Se quella persona gliela negherà, egli dovrà combattere con lei fino alla morte. Se sopravvive, Adam dovrà presentare di nuovo una petizione ad un’altra persona, fino a quando gli verrà concessa la libertà oppure fino a quando lui o tutte le persone a cui avrà chiesto saranno morte. Naturalmente, nessuno degli uomini di Trap Jaw accetta, così Adam viene spinto in una battaglia uno contro tutti, per conservare la sua vita.
Afferrando una spada, Adam combatte con un’abilità che non sapeva di avere. Improvvisamente, però, si sente tremare la terra sotto i piedi e gli avversari si disperdono. Trap Jaw decide di finire il lavoro, ma il brivido nella terra diventa sempre più intenso, fino a quando scoprono che il rombo è causato da una carica precipitosa di creature a capo della quale c’è Teela, che ha generato questo diversivo al fine di salvare la vita di Adam. Trap Jaw e il suo popolo vengono calpestati favorendo la fuga della coppia.
Adam è sorpreso di apprendere che nonostante Teela conosca il suo nome, lei non sappia come faccia a conoscerlo…Proprio come lui non sapeva come maneggiare una spada, ma in battaglia ha saputo usarla abilmente. In ogni caso, la coppia ha molto da raccontarsi, non ultimo il fatto che Zoar non è un uccello, secondo Teela.
Passiamo al secondo fumetto contenuto in questo secondo albo di RW Edizioni: Masters of the Universe: L’origine di Skeletor è un fumetto singolo del 2012 scritto da Joshua Hale Fialkov e illustrato da Frazer Irving, in italiano ha il titolo: "Senza titolo", tradotto direttamente dall'originale "No title".
Sempre nel cartone animato Filmation, al massimo si apprendeva (ma solo a serie ormai conclusa e quindi nella serie di She-Ra) che il signore del male in passato era stato un apprendista di Hordak, cosa che ritorna anche qui, ma questo fumetto in particolare si basa sull'origine MOTU Classics di Keldor come illegittimo fratellastro di Randor, non molto diversa da quella che ci ha dato la serie del 2002…tranne che per il motivo per cui Keldor non può essere re dopo Miro, pur essendo il figlio maggiore: è di razza mista, quindi non perché � illegittimo. Effettivamente questa sottigliezza razzista, come fosse culturalmente radicata pure ad Eternia, stride con qualsiasi dei mondi di He-Man che conosciamo.
In realtà abbiamo un primo approccio con Keldor nei fumetti fin dagli anni 80: nel minicomic “Alla ricerca di Keldor”, Skeletor viene a sapere che He-Man è alla ricerca di Keldor, il fratello perduto di Re Randor. Il signore del male sembra preoccupato da questa situazione, tanto da ammettere che se il "segreto di Keldor" venisse scoperto, la cosa lo distruggerebbe. Ma all’epoca si ipotizzò solamente che fossero la stessa persona.
La vicenda è stata ripresa (fino a diventare una parte esplicita di continuità) nella serie del 2002 della Mike Young Productions: il malvagio nemico di He-Man appare nel primo episodio con sembianze umane (ma sempre con la sua caratteristica carnagione azzurra) e col nome di Keldor. Questa è l'unica serie animata in cui viene raccontata tutta la storia passata di Skeletor e viene citato con un nome precedente. Non viene però accennata nessuna parentela con Randor e non viene dato spazio a quest'ipotesi: il rapporto tra loro sembra essere di puro antagonismo.
Durante la battaglia per assaltare il Consiglio degli Eldar al Palazzo dei Saggi, i due si battono e Keldor rimane sfigurato e ferito a morte da una potente fiala d'acido che aveva con sé per minacciare i saggi, ma che gli schizza in faccia per intervento di Randor. Per salvarsi la vita stringe un patto con Hordak, in questo caso uno stregone prigioniero in un'altra dimensione, che però non gli restituisce il suo vecchio aspetto, ma lo trasforma nel demoniaco Skeletor.
Nel nostro fumetto DC invece Randor è presentato come un personaggio piuttosto debole e anche Keldor è del tutto insignificante, ma per ragioni di narrazione: Keldor ci dice in questo albo ripetutamente quanto grande egli sia, ma non abbiamo mai modo di vederlo, tutto ciò che vediamo è un perdente egoista patetico con la sua faccia semi fusa, che rivive le situazioni e le persone che hanno plasmato la sua esistenza e alla fine lo hanno portato al lato oscuro.
Con questo albo il nostro Skeletor ottiene finalmente una storia possente riguardante le sue origini: a mio parere è il momento giusto per approfondire il personaggio, che, proveniente dalla cultura pop, è ancora fresco dopo 30 anni.
Qui non siamo sicuri ancora dei motivi che hanno portato Keldor a diventare Skeletor, ma ora sappiamo che le frustrazioni del giovane Keldor, per il trattamento di suo padre Miro, lo hanno portato a consultarsi con il malvagio noto come Hordak e poi a tradire il regno e suo fratello aiutando appunto il suo mentore malvagio a portare la guerra su Eternia.
Keldor si sente naturalmente disprezzato e apparentemente tradì la sua famiglia, si capisce che ha iniziato una guerra contro Randor dopo che questi salì al trono. La storia inizia dopo la guerra ed è implicito che Keldor stia morendo come è implicito che abbia sacrificato la sua identità, la fiducia di suo fratello e il suo sangue: ha donato tutto ciò che sapeva a Hordak, in cambio della possibilità di vivere e in cambio del potere a lui concesso come suo nuovo apprendista, Skeletor. Osserviamo anche che il sangue di Randor è una componente necessaria in questo schema.
Dopo tutto, spesso e volentieri, i grandi cattivi soffrono di un qualche tipo di trauma o di disagio che li porta a diventare ciò che sono, ma se la maggior parte delle persone che leggono questo fumetto ha già una buona idea circa l'origine di Skeletor, questo episodio non stupirà. Se invece siete nuovi al brand di He-Man, la storia di cui stiamo parlando solleverà molte domande insieme alle molte risposte, ad esempio il tradimento di Keldor, il suo viso come corroso dall’acido, il perché la gente odia i Gar, ecc…oltre al chiedersi quali rapporti intercorrono tra questi personaggi.
L’aspetto positivo da considerare comunque è che Skeletor è finalmente dark, non è il buffone visto nella vecchia serie animata. Ora ha una natura più viziosa, un’origine inquietante e avvincente. E' un peccato che la storia non sia più lunga, ma magari, chissà, potrebbe essere ripresa o approfondita più in là, anche perché sembra in alcuni punti come “affrettata” per essere contenuta in un albo unico.
In definitiva la caduta non solo esteriore, ma anche interiore, di Keldor è ciò che rende queste pagine avvincenti, assistiamo alla morte di Keldor e dalle sue ceneri assistiamo contemporaneamente alla nascita di Skeletor, che prende vita dalla disperazione mescolata con il male latente.
Il fatto che Keldor ha il suo volto bruciato, non va visto come solo l'atto fisico di bruciare la sua faccia, ha una radice emotiva, è come se stesse strappando via chi doveva diventare per trasformarsi in quello che sarà.
Nel suo cuore, l'origine di Skeletor è anche una emozionante storia di onore. Keldor si trova a dover lottare con la società eterniana in cui il sistema non funziona per lui, nessuno vede questa ingiustizia, ma lui non l’accetta e decide di smettere di giocare, perché percepisce delle regole arbitrarie. Se vogliamo è una reazione molto umana, comprensibile, in qualche frangente l’abbiamo avvertita dentro ognuno di noi quella sensazione di “non è giusto”.
La prima pagina è già un ottimo ritratto del volto di Keldor che ha iniziato a bruciare. Ci consente di sapere subito gli orrori che sta vivendo durante la sua lenta metamorfosi in Skeletor. E' pieno di dettagli questo ritratto, soprattutto agli occhi, che dà al lettore uno sguardo nella sua follia mentre fuoriesce. Subito dopo l’orribile (e per ora inspiegabile) infortunio al suo viso, assistiamo ad una variegata serie di frammenti di flashback alternati a scene di Keldor aggrappato alla vita mentre lotta per finire la sua missione.
Per andare avanti e indietro tra il presente e l'infanzia, vengono utilizzati un paio di stili artistici diversi, in cui il passato è reso in bianco e nero con brevi spruzzate di colore, il che può dare la sensazione di disegni grezzi e incompiuti, dovuta anche al fatto che a volte può essere difficile dire esattamente quanti anni abbiano Randor e Keldor nei vari flashback, aumentando l’inutile confusione nella storia.
Nell’albo i momenti di quiete spesso hanno più spazio di pagina rispetto alle scene pesanti di dialogo, ad esempio l’immagine di Keldor che cade giù per le scale e si frantuma è piena di significato e desta nel lettore un senso di stupore drammatico e straziante.
Gli inchiostri sono pesanti, i colori poco nitidi, immagini volutamente surreali, sfondi minimali, sono tutti elementi che stavolta si adattano abbastanza bene con la narrazione torbida. Hordak addirittura assomiglia a qualcosa di simile a un Transformer della saga cinematografica, per non voler citare somiglianze più altisonanti come le opere dell’artista Hans Ruedi Giger che ci ha lasciati pochi giorni fa.
L' unica vera pecca dello stile di Irving è il fatto che le immagini mancano di fluidità nella maggioranza dei casi, sembrano statiche come se niente si muovesse, ma forse è voluto, per dare un tono pesante alla vicenda.
Forse in definitiva il racconto si basa troppo sulla previa conoscenza del lettore dei personaggi per chiarire vari punti della trama, in particolare quando Hordak entra in scena.
Di certo, ora che il marchio se lo può permettere, si arriva a formulare un tipo di storie più scure e complicate, che i creatori originali mai si sarebbe aspettati. Fialkov stesso dice che “Si arriva a giocare con questi giocattoli in modi nuovi ed entusiasmanti. Prima era più <<Facciamo quello che pensiamo i ragazzi vogliono, mentre ora si arriva a raccontare storie che sono ciò che gli adulti vogliono>>".
In questo caso ne avremo da guadagnare noi lettori!
Anche il secondo albo dei MOTU targato RW Lion si chiude con una parte redazionale dell'esperto Lorenzo Bianchi che prosegue a raccontare la storia del brand, esplorando i primi 4 leggendari minicomics, gli albetti allegati a quelle che oggi chiameremmo action figures e che al tempo ci arrabbiavamo nel sentirli chiamare spesso dai giocattolai "pupazzetti". Forse all'epoca non si percepiva ancora l'epicità dei personaggi e delle loro vicende, ma forse anche grazie all'abilità di Alfredo Alcala e Donald Glut che ne hanno narrate le prime vicende nei minicomis, i Motu hanno piano piano ricevuto il rispetto che meritavano, tanto da esordire poi tra i fumetti DC Comics per la prima volta nel 1982 accanto addirittura a...Superman!
Anche questo viene svelato da Lorenzo nella parte finale del redazionale.